Il panorama degli incentivi fiscali a favore delle imprese è in costante evoluzione. Le novità in arrivo saranno funzione sia della rinnovata governance europea sia delle risorse che l’Italia deciderà di impegnare in favore del sistema produttivo.
L‘originario Piano Transizione 4.0, con i suoi crediti d’imposta per investimenti in beni strumentali 4.0, ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica e formazione 4.0, ha supportato a 360 gradi l’iter di trasformazione digitale delle aziende dal 2020 a oggi – e lo aveva fatto, se pure con differenti modalità – già dal 2017 sotto le insegne di Piano Industria 4.0.
Il Comitato scientifico per la valutazione dell’impatto economico degli interventi del “Piano Transizione 4.0” ha evidenziato, nel suo rapporto intermedio, tutti i benefici degli incentivi pienamente automatici: aumento degli investimenti ad alto tasso di digitalizzazione, incrementi occupazionali per quasi tutte le categorie d’impresa, conseguimento di maggiori ricavi.
I dati evidenziano però anche che gli incentivi pienamente automatici e senza limiti di spesa risultano, nel tempo, meno “controllabili” per lo Stato, con il rischio che i costi associati crescano oltre il budget originariamente previsto e senza la concreta possibilità di intervenire per tempo.
Oggi il contesto di finanza pubblica è profondamente mutato e il legislatore, nazionale ed europeo, impone di monitorare costantemente l’assorbimento delle risorse pubbliche.
Siamo insomma entrati nell’era dei crediti d’imposta sì automatici, ma soggetti a un iter di prenotazione e monitoraggio coerente con le nuove e stringenti regole di finanza pubblica.
Transizione 4.0: corsa ai fondi nazionali disponibili sugli investimenti 2025
Con la Legge di Bilancio 2025 abbiamo assistito a un netto depotenziamento del credito d’imposta Transizione 4.0: l’introduzione di un tetto di spesa complessiva pari a 2,2 miliardi di euro per gli investimenti in beni materiali 4.0 e l’abrogazione del credito d’imposta sui software 4.0 dal 1° gennaio 2025 hanno contribuito a ridurre l’appeal della misura in favore del credito Transizione 5.0.
La motivazione è legata a ragioni di finanza pubblica: incoraggiare il ricorso a un incentivo finanziato con risorse PNRR (la 5.0), scoraggiare e limitare l’accesso al collaudato credito d’imposta Transizione 4.0, che grava sulle casse dello Stato.
Ma l’incentivo automatico alla trasformazione digitale 4.0 non è del tutto perduto.
Le imprese che hanno confermato l’ordine al fornitore e versato acconti di almeno il 20% del costo del bene materiale, entro il 31 dicembre 2024, possono continuare a beneficiare del credito d’imposta 4.0 in modo automatico e senza limiti di spesa, grazie alla clausola di salvaguardia contenuta all’articolo 1, comma 446, secondo periodo della Legge 207/2024.
L’agevolazione resta, inoltre, pienamente fruibile per tutti gli investimenti effettuati negli anni precedenti, anche qualora siano stati interconnessi tardivamente.
Le esigenze di monitoraggio dell’incentivo hanno comportato l’introduzione, per gli investimenti effettuati dal 1° gennaio 2023 che ricadono nella disciplina del comma 1057-bis dell’articolo 1 Legge 178/2020 (aliquota del 20% fino a 2,5 milioni di euro di costi) di nuovi obblighi di comunicazione preventiva e/o di completamento da assolvere per la compensazione del credito, secondo quanto previsto dall’articolo 6 del D.L. 39/2024 e dal D.D. 24 aprile 2024.
Il limite di risorse stanziato, pari a 2,2 miliardi di euro, si applica esclusivamente ai nuovi investimenti in impianti, macchinari, attrezzature effettuati dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025 con coda al 30 giugno 2026, non prenotati con acconto al 31 dicembre 2024.
In questi casi, le aziende che avevano già provveduto a inviare comunicazioni nella prima parte dell’anno hanno avuto l’opportunità di mantenere la priorità rinnovando le comunicazioni con la nuova procedura entro il 17 luglio. Per le altre, in ogni caso, la rapidità di invio della comunicazione preventiva è fondamentale per l’accesso all’agevolazione.
Sebbene GSE e Mimit abbiano comunicato, il 18 giugno 2025, l’esaurimento temporaneo delle risorse con le domande trasmesse entro il 15 maggio 2025 secondo quanto previsto dal D.D. del 15 maggio 2025, è sempre possibile trasmettere i nuovi modelli di comunicazione del D.D. 16 giugno 2025 per entrare in lista d’attesa.
Elementi quali la mancata conferma di una prenotazione, la rinuncia all’investimento, la riduzione del costo sostenuto rispetto a quanto prenotato, l’opzione per la 5.0 invece della 4.0 o l’eventuale stanziamento di nuove risorse rendono probabile l’accesso al credito anche a soggetti inizialmente esclusi.
Da Transizione 4.0 a Transizione 5.0: la trasformazione digitale si fa anche energetica
Dal connubio fra trasformazione digitale ed energetica è nato, nel 2024, il credito d’imposta Transizione 5.0.
Il passaggio da 4.0 a 5.0 non rappresenta certamente una nuova era industriale, bensì un approccio integrato al finanziamento di investimenti digitali con efficientamento energetico.
Con una generosa dotazione di risorse finanziate attraverso i fondi RePowerEU del PNRR per 6,3 miliardi di euro, l’incentivo sostiene le imprese di qualsiasi dimensione in grado di ottenere un risparmio energetico di almeno il 5% sul processo produttivo o di almeno il 3% sull’intera struttura produttiva, attraverso un investimento trainante in beni strumentali alla trasformazione digitale 4.0.
Il PNRR vieta il finanziamento di alcuni specifici settori, dettagliati all’articolo 5 del D.M. 24 luglio 2024 integrato dalle FAQ, in virtù del principio DNSH (do not significant harm), che non consente di supportare interventi che possono arrecare danni agli obiettivi europei su clima e ambiente.
L’accesso alla 5.0 è stato notevolmente facilitato dalla Legge di Bilancio 2025, che ha introdotto una procedura semplificata in caso di sostituzione di beni obsoleti e che ha rimosso i limiti alla cumulabilità con altre misure agevolative a valere sui medesimi costi.
L’articolo 1, comma 427, lettera h), Legge 207/2024 consente l’utilizzo sinergico di Transizione 5.0 con altre agevolazioni, quali, ad esempio:
- il credito d’imposta ZES unica
- il credito d’imposta ZLS
- la Nuova Sabatini
- i Finanziamenti agevolati SIMEST per l’internazionalizzazione.
Resta l’ovvio divieto di cumulabilità fra credito Transizione 4.0 e 5.0, poiché la 5.0 rappresenta un’evoluzione in ottica di risparmio energetico della 4.0.
Il cumulo fra Transizione 5.0 e altri incentivi a valere sulle medesime spese sconta l’applicazione del divieto di doppio finanziamento, con una base di calcolo del credito d’imposta “al netto delle altre sovvenzioni o dei contributi a qualunque titolo ricevuti per le stesse spese ammissibili” (Faq Mimit-GSE n. 8.6 ).
A proposito di base di calcolo del credito d’imposta 5.0, la sua portata è potenzialmente molto ampia.
L’accesso al beneficio è subordinato ad almeno un investimento in un bene strumentale materiale o immateriale 4.0 oppure in un software per l’energy dashboarding.
A questi beni trainanti possono essere aggiunti beni trainati di autoproduzione di energia elettrica, destinata ad autoconsumo, proveniente da fonti rinnovabili (energia eolica, solare fotovoltaico, geotermica, energia dell’ambiente, energia mareomotrice, del moto ondoso e altre forme di energia marina, energia idraulica).
Particolarmente conveniente è l’incentivo sugli impianti fotovoltaici, ammissibili a patto che i relativi moduli risultino iscritti al Registro dei Moduli Fotovoltaici gestito dall’ENEA.
I costi di acquisizione di questi beni di autoproduzione di energia sono, infatti, maggiorati dal 130% al 150% a seconda del soddisfacimento dei requisiti tecnici di efficienza previsti rispettivamente alle lettere a), b) e c) dell’articolo 12 del D.L. 181/2023.
Inoltre è agevolabile anche l’attività di formazione finalizzata all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi, indicate all’allegato 2 dell’articolo 5 del D.M. 24 luglio 2024.
L’accesso al credito d’imposta Transizione 5.0 è soggetto a un rigoroso iter scandito da una comunicazione preventiva, una di avanzamento e una di completamento, da trasmettere, quest’ultima, tassativamente entro il 28 febbraio 2026, al termine della procedura.
Le risorse disponibili sono ancora ampiamente capienti (il 76% circa dei fondi, per un ammontare di oltre 4,7 miliardi di euro), ma chiaramente l’attenzione è ora tutta su un’eventuale proroga del termine di effettuazione, oggi fissato al 31 dicembre 2025, che permetterebbe alle imprese di avviare ancora nuovi progetti di investimento.
È la fine degli incentivi fiscali automatici?
Se nel 2020 le scelte di politica industriale attribuivano un ruolo da protagonista ai crediti d’imposta pienamente automatici e non soggetti a limiti di spesa, oggi il panorama degli incentivi è indiscutibilmente mutato.
Le imprese devono fare i conti con regole di prenotazione, conferma e fruizione, con rigorose tempistiche, con risorse limitate e ad assorbimento costantemente monitorato e con una documentazione dal contenuto sempre più tecnico, in cui il ruolo dei consulenti, dei certificatori, contabili ed energetici e dei periti tecnici è fondamentale per l’ottenimento e la massimizzazione del beneficio.
Ciò non significa che non esistano più incentivi fiscali automatici: alcune misure mantengono tuttora tale natura (ad esempio il credito d’imposta ricerca e sviluppo, in vigore fino al 2031, o la super deduzione fiscale Patent Box, nella versione attualmente in vigore a partire dal 2021); altre invece sono soggette ad una discreta attività istruttoria, a carattere prevalentemente formale (credito d’imposta ZES, credito d’imposta Transizione 4.0 nel 2025 e 5.0).
L’attuale scenario richiede un approccio dinamico e versatile agli incentivi fiscali, aperto alla possibilità di impiego sinergico di misure e strumenti di natura e fonti diverse, nel rispetto delle regole di cumulo e del divieto di doppio finanziamento.
Il punto di partenza è sempre un efficace piano strategico di investimento, dettato da logiche di business e non da mere motivazioni di carattere fiscale.
Una volta individuati gli obiettivi, Ayming ti supporta nel finanziare in modo ottimale le tue scelte di investimento.
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