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Business Portrait: Alberto Frausin, AD di Carlsberg Italia

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Le news di Ayming Institute
Maggio 25, 2017

AD Carlsberg Italia: “La sfida per le aziende di domani? L’innovazione digitale”

Incontriamo Alberto Frausin, l’amministratore di Carlsberg Italia dal 2007, in una splendida cornice milanese: in un giardino nascosto nel cuore della città meneghina dove lo chef stellato Davide Oldani accosterà due novità del Birrificio Angelo Poretti con i suoi piatti dal sapore antico.

E’ lui che con le sue idee ha rilanciato lo storico marchio Poretti e il suo birrificio in Valganna nel varesino, e introdotto nel 2011 in anteprima mondiale DraughtMaster™ Modular 20, l’innovativo sistema di spillatura che amplia radicalmente le potenzialità della birra alla spina sostituendo i tradizionali fusti in acciaio con quelli in PET riciclabile.  Un risultato che fa bene all’ambiente, al gusto della birra e che riduce i costi.

Carlsberg Group è oggi il 3° produttore mondiale di birra (1° in Europa Orientale), presente in oltre 150 mercati nel mondo con un portafoglio di 140 marchi di birra.

E’ un uomo alto e dal portamento elegante, con uno sguardo attento ed ironico. E’ sempre un piacere incontrarlo.  Laureato in Economia e Commercio alla Bocconi di Milano, ha lavorato – prima di Carlsberg Italia – per Kraft, Johnson Wax e Ferrero sia in area vendite che nel marketing. Successivamente è stato alla Direzione Generale di Manetti & Roberts, Zambon e CEO di Galbani – Gruppo Lactalis.

Alberto Frausin, quali sono state le tappe fondamentali della sua carriera?

Faccio fatica a guardarmi indietro. Durante il pranzo di Natale, quando ero a tavola con la mia famiglia, ho affrontato una questione molto importante per me: decidere “cosa fare da grande”. Ride e scuote la chioma candida, seduto su un divanetto d’epoca. Mentalmente io guardo sempre avanti. Ho un lavoro così bello e stimolante, che farei cinquanta milioni di cose. Il problema è decidere qual è quella che fa la differenza. Non parlerei di tappe ma di persone, sono quelle che rimangono e quello che mi dispiace è non avere il tempo per frequentare chi nel tempo ti ha dato un grande valore. Le più grandi soddisfazioni che ho sono vedere persone che hanno lavorato con me ricoprire ruoli di prestigio. I prodotti, le aziende passano, le persone restano, quelle che ti hanno aiutato a far carriera e quelle che tu hai cresciuto. Le persone sono il vero valore aggiunto della nostra esistenza.

Quali sono le virtù che si riconosce nel ruolo che svolge e quali i lati del suo carattere che vorrebbe migliorare?

Guardo avanti e a lungo termine e agisco da imprenditore, come se l’azienda fosse mia. Questo atteggiamento ha in sé elementi giusti ed elementi sbagliati.  La qualità del mio lavoro si capirà quando io non sarò più in azienda. Le realtà in cui ho lavorato sono cresciute nel tempo e tutti sanno il valore che ho dato.  Un altro pregio è la comunicazione: le aziende, come Carlsberg Italia, sono come dei transatlantici e far cambiare rotta è difficile. Rendendo il team partecipe e condividendo in modo chiaro gli obiettivi, si possono fare grandi cose. Certo, essendo per natura vulcanico e con idee spesso spiazzanti può essere difficile seguirmi.

BP Alberto Frausin Carlsberg Italia Ayming

Come coniuga lavoro e vita privata? Potrebbe descriverci un suo giorno lavorativo tipo e un momento di relax?

Io sono felice quando non faccio il mio lavoro. Mi spiego meglio: tutto quello che scopro e conosco al di fuori della quotidianità in ufficio lo trasformo in una ricchezza da portare in azienda. Gli spunti migliori li ho quando sono altrove, in contesti che potrebbero sembrare inconciliabili con quello che faccio, è questo il segreto: avere la mente aperta, non ragionare per compartimenti stagni. Nella mia vita privata amo stare con la mia famiglia. Ho due figli, entrambi vivono all’estero e il tempo con loro è quello più prezioso. Non ho hobby, non gioco a golf, non ho un posto dove vado in vacanza, anzi. Mia moglie ha molta pazienza con me perché voglio sempre cambiare. Mi piace tutto, mare, montagna, città d’arte, ma mai la stessa cosa due volte.

Ci racconti uno dei suoi successi nei vari momenti: dalla sfida alle difficoltà, dal momento in cui ha temuto di non farcela al raggiungimento dell’obiettivo.

Non esiste un successo senza un team di persone che ti aiuta ad ottenerlo. E’ difficile raccontare un’avventura andata a buon fine non contemplando gli sforzi dei singoli che hanno contribuito affinché andasse tutto per il meglio. Quando sono entrato in Carlsberg Italia non ne sapevo nulla di birra ed è stata proprio la mia estraneità al settore a fornirmi quella visione diversa che serviva per il cambiamento. Era esposto in azienda un primo tentativo di fusto in PET e ho chiesto perché non era stata contemplata l’idea di utilizzarlo. La risposta fu che nessuno aveva mai usato la plastica per i fusti. Sembrava folle farlo, ma le persone che lavoravano con me mi hanno seguito e il risultato è un successo di tutti.  

Qual è il suo rapporto coi social network? Li usa per informarsi? Utilizza Linkedin? Trova che sia uno strumento utile per il suo lavoro oppure pensa che la quantità di inviti e di messaggi rischia di diventare invasiva? 

Ammetto che utilizzo poco e male i social network. Non sono su Facebook e Linkedin è una porta che apro e chiudo sporadicamente. Questo mi dispiace. Magari leggo un profilo interessante, accetto un invito e poi sparisco. E’ da maleducati: è come se io invitassi una persona a casa mia e quando è entrata me ne andassi, ma la gestione di tutte le informazioni è troppo faticosa e richiede troppo tempo che non ho.

Parlando di sviluppo e trasformazione aziendale pensa che il settore Procurement possa e debba diventare più strategico?

Il settore Procurement è molto strategico proprio nella capacità di ripensare tutto il processo. Si può fare Procurement acquistando le tre matite sul tavolo o domandandosi a cosa servano le matite. In realtà il salto di qualità del Procurement è quello di ripensarlo. Nel tempo tutto il sistema di ricerca e sviluppo – che una volta era storicamente molto interno – sarà sempre più delegato all’esterno. Il Procurement ha quindi un ruolo di scouting di idee, di progetti e contribuisce al processo di trasformazione. Ci sono tanti step, ma spesso ne facciamo solo uno, quello di comprare le matite, mentre i temi del Procurement sono immensi.

Quali sono secondo Lei le aree aziendali e le tematiche che dovranno svilupparsi domani? Quali saranno quindi le principali sfide che dovranno essere superate?

Ce n’è una su tutte che secondo me nessuno è riuscito ancora a portare avanti nei settori tradizionali: il digitale. Anche quelle aziende che hanno investito sono ancora ai nastri di partenza. Questa sarà una sfida dirompente nei prossimi cinque anni. Chi riuscirà a raccoglierla resterà a galla, chi non lo farà sarà fuori gioco. E’ da ridisegnare tutto lo sviluppo aziendale con una particolare attenzione al rapporto con il consumatore. L’estate scorsa sono stato nella Silicon Valley, dove vorrei andare più frequentemente. Ho visto dei progetti fantastici, non solo nel digitale ma anche nelle biotecnologie. Tutti i mercati sono in discesa e fino ad oggi le aziende hanno apportato tagli dei costi mentre le più grandi sono cresciute grazie ad acquisizioni, però prima o poi questo meccanismo si romperà. L’innovazione sarà cruciale in tutti i settori: o sono capace di ricreare quel valore che si è perso, oppure perdo la partita. Bisogna trasformarsi, non c’è alternativa.

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