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Transizione 4.0 vs Transizione 5.0: una guida per scegliere l’incentivo più conveniente

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Le news di Ayming Institute
Maggio 19, 2024

Nel biennio 2024-2025 saranno contemporaneamente attivi sia gli incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0 sia quelli del nuovo Piano Transizione 5.0.

I due piani nascono con finalità diverse – il primo per supportare la transizione digitale delle imprese, il secondo per supportare quella green –, ma per certi versi sono piuttosto simili, perché entrambi richiedono un investimento in un bene strumentale “4.0”. I benefici sono invece diversi, con il piano Transizione 5.0 che prevede aliquote decisamente superiori, fino al 45% contro il 20% di aliquota massima del 4.0, ma al costo di requisiti e complessità procedurale decisamente superiori.

In questo articolo cercheremo di capire, per le aziende che abbiano le carte in regola per sfruttare entrambi gli incentivi, quando e quanto convenga spingere sul 5.0 e quando invece sia più conveniente restare nell’alveo del 4.0.

Il mio investimento è in grado di generare minori consumi?

Iniziamo ricordando che l’accesso ai due piani è alternativo, cioè che i due incentivi non sono cumulabili. La questione della scelta si pone solo per chi ritiene di avere le carte in regola per accedere ai benefici del piano Transizione 5.0, visto che in tal caso avrebbe necessariamente anche i (minori) requisiti richiesti per il piano Transizione 4.0. Non è invece vero il contrario. Per accedere al 5.0, infatti, non è più sufficiente fare un investimento in beni strumentali avanzati, rispettare i requisiti e le condizioni previste e interconnetterli; occorre invece anche che questo investimento sia in grado di generare un risparmio energetico sui consumi della struttura produttiva o sul processo interessato dall’investimento.

Il primo punto quindi da mettere nel cassetto è il seguente: se il nostro investimento non dovesse essere in grado di generare minori consumi energetici ci tocca “accontentarci” del piano Transizione 4.0.

Sono in grado di dimostrare i minori consumi?

Prendiamo ora in esame il caso in cui il nostro progetto di investimento sia in grado di generare risparmi nelle misure minime previste dalla legge: 3% sui consumi dell’intera struttura produttiva o 6% sul processo interessato. A questo punto la domanda che dobbiamo farci è se siamo in grado di dimostrare il minor consumo, il che potrebbe non essere così semplice. Ricordiamo infatti che il piano Transizione 5.0 richiede che nella certificazione ex ante il soggetto certificatore dimostri il risparmio conseguito, riportato in TEP, confrontando la stima dei consumi futuri del processo così come aggiornato con l’introduzione del nuovo bene con la media dei consumi dello stesso processo nell’anno precedente. Questo significa quindi avere a disposizione uno storico delle misurazioni sul processo interessato ed essere in grado di stimare in maniera corretta i futuri consumi.

Laddove l’azienda fosse di nuova costituzione o il processo di nuova introduzione, occorrerebbe fare riferimento a uno “scenario controfattuale”, cioè a uno scenario che prende in considerazione, per riferimento, la struttura produttiva ovvero i processi interessati dotati, in luogo dei beni oggetto del progetto di innovazione, di sistemi o tecnologie che, alla data di avvio della realizzazione del progetto, costituiscono le alternative disponibili sul mercato sotto il profilo tecnico ed economico.

Il secondo punto da ricordare, dunque, è che i risparmi devono essere dimostrabili. Vale qui la pena ricordare anche che nella certificazione e comunicazione ex post non è richiesta la dimostrazione dell’effettivo minore consumo. Questo però non vuol dire che i risparmi non debbano essere dimostrati, anzi: il GSE, dopo i controlli formali sulle certificazioni, farà dei controlli a campione proprio per verificare l’effettiva rispondenza dei dati inseriti nelle certificazioni alla realtà dei fatti. Non solo: il mantenimento dei requisiti è previsto debba protrarsi per ben 5 anni. Il piano Transizione 5.0, insomma, richiede che si facciano sempre delle misurazioni.

Ho degli investimenti in rinnovabili o formazione da aggiungere al montante?

Fin qui ci siamo limitati a considerare la sola parte di investimenti in beni strumentali, che, come abbiamo visto, è comune ai due piani, se pure con alcune differenze.

A fronte di un investimento su un macchinario da 50.000 euro, il beneficio sale dai 10.000 euro previsti dal piano Transizione 4.0 a 22.500 euro se si è in grado di ottenere l’aliquota massima del 45% prevista dal piano Transizione 5.0.

Non ci sono molti dubbi, però, che il vero “plus” offerto dal piano Transizione 5.0 lo abbiamo se, alla parte dei macchinari, siamo in grado di aggiungere almeno uno dei due benefici cosiddetti “trainati”: gli investimenti in rinnovabili o formazione.

Si tratta di investimenti che è possibile chiamare in causa solo e soltanto se si ha un investimento in beni strumentali “trainanti”, come abbiamo visto nei punti precedenti. Il vantaggio è che per questi due tipi di investimenti trainati non serve dimostrare contributi al risparmio energetico.

Per le rinnovabili, bisogna tenere conto che deve trattarsi di sistemi di produzione di energia finalizzati all’autoconsumo (non quindi alla reimmissione in rete, ma per fortuna sono inclusi i sistemi di stoccaggio) e che, nel caso dei pannelli fotovoltaici, deve trattarsi di pannelli prodotti in Europa con a livello di modulo superiore al 21,5%. Per quelli con efficienza superiore al 23,5% o al 24% si ha diritto a una maggiorazione dell’incentivo (sulla sola parte dei pannelli) rispettivamente del 20% o del 40%.

Inoltre in sede di conversione è stato introdotto un limite alla spesa per i pannelli fotovoltaici e i sistemi di accumulo. Il limite impone una proporzionalità tra l’energia erogata dal sistema e la spesa agevolata. In parole semplici, più sarà “potente” l’impianto fotovoltaico, maggiore sarà il limite delle spese ammesse.

Per la formazione, invece, c’è un vincolo che limita questi investimenti al 10% degli investimenti effettuati nei beni strumentali e fino a un massimo di 300 mila euro. Inoltre la formazione deve essere relativa alle tecnologie introdotte nel processo interessato dai nuovi investimenti.

Se si rimane all’interno di questi limiti, queste spese si aggiungono al “montante” degli investimenti, facendo crescere l’ammontare dell’incentivo.

Sottolineiamo anche che non esiste un vincolo tra l’ammontare degli investimenti in beni strumentali e quelli in rinnovabili, per cui è possibile anche effettuare, per esempio, un investimento di 500.000 euro in rinnovabili a fronte di un investimento di 50.000 euro in un macchinario e di 5.000 euro in formazione. In questo caso, sempre per esempio, il beneficio del piano Transizione 4.0 sarebbe di appena 10.000 euro (il 20% di 50.000 euro), mentre col piano Transizione 5.0 saliremmo a ben 249.750 euro, cioè il 45% (aliquota massima per investimenti fino a 2,5 milioni che generano risparmi di almeno il 10% sulla struttura produttiva o del 15% sul processo interessato) dei 555.000 euro di montante.

Non solo: se la parte delle rinnovabili fosse fatta di pannelli ad altissima efficienza (superiore al 24%), allora sui 500.000 euro di rinnovabili l’aliquota passerebbe dal 45% al 63% grazie alla maggiorazione del 40%, portando così il beneficio complessivo a ben 339.750 euro.

Appare quindi chiaro che la possibilità di aggiungere al montante i cosiddetti investimenti trainati può spostare l’ago della bilancia nettamente in favore del piano Transizione 5.0, rendendo anche più “sopportabile” l’ingente mole di passaggi burocratici.

Benefici crescenti per investimenti elevati

Fin qui ci siamo limitati ad esempi su casi di investimenti che ricadono nella prima fascia, quella che arriva a 2,5 milioni di euro.

Un altro dei vantaggi offerti dal piano Transizione 5.0 è poi l’estensione della terza fascia, quella prevista per gli investimenti superiori ai 10 milioni di euro.

Questa fascia nel caso del piano Transizione 4.0, permette di accedere all’incentivo per investimenti fino a 20 milioni, mentre nel caso del piano Transizione 5.0 il limite massimo è stato aumentato a ben 50 milioni.

Vale qui infine la pena sottolineare con un esempio numerico il vantaggio complessivo del beneficio. Limitandoci ai soli beni strumentali, per un investimento di 50 milioni, il piano Transizione 4.0 offre un beneficio complessivo di 1.750.000 euro. Il piano Transizione 5.0 offre invece un beneficio di 4 milioni se si è nella prima classe di riduzione di consumi, 6,5 milioni se si è nella seconda classe e ben 9 milioni se si è nella terza classe di riduzione di consumi. Stiamo cioè parlando di un beneficio che può essere anche cinque volte superiore. Il beneficio, come abbiamo visto, può essere poi ancora  superiore se nel pacchetto sono presenti pannelli fotovoltaici ad elevata efficienza.

Conclusioni

Se si sta tanto parlando del piano Transizione 5.0, come emerge da questi numeri, c’è insomma un valido motivo: il beneficio potenziale infatti è significativamente superiore a quello offerto dal piano Transizione 4.0.

Eppure, non è tutto oro quel che luccica. Come abbiamo avuto modo di accennare, la componente di oneri procedurali e burocratici, le certificazioni, le comunicazioni, le rendicontazioni è significativamente più pesante.

Inoltre il tempo a disposizione è decisamente minore: mentre per il piano Transizione 4.0 sono ammessi anche ordini effettuati il 31 dicembre 2025 purché la consegna avvenga entro giugno 2026 (e non si escludono proroghe dei termini se non di tutta la misura), per il piano Transizione 5.0 tutte le pratiche, ivi comprese quelle relative all’interconnessione, devono essere concluse entro il 31/12/2025.

La scelta giusta, in conclusione, dipende da diversi fattori. Se si hanno le idee chiare, un progetto di investimento che produce risparmio energetico, se nelle intenzioni di investimento rientra una parte cospicua di rinnovabili, se l’azienda dispone di un sistema di misurazione consolidato e di una struttura interna (o un partner) in grado di offrire il supporto burocratico e operativo necessario, allora il piano Transizione 5.0 è sicuramente un’opportunità da non lasciarci scappare. Negli altri casi, il piano Transizione 4.0 non ci lascerà certamente a bocca asciutta.

 



Franco Canna
Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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